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Il naso

Nikolaj Gogol

 

In una San Pietroburgo che può essere intesa come attuale, il 25 marzo di un anno imprecisato, il barbiere Ivan Jakovlèvič trova un naso umano in una pagnotta. Se ne vuole disfare e su un ponte lo getta nella acque del fiume Neva. Il maggiore Kovalèv si sveglia e non trova più il naso dove dovrebbe stare, in mezzo al volto. Esce da casa e vede il suo naso – lo stesso del barbiere – salire in carrozza. Segue il naso in una chiesa. L’avvicina. Parla con il suo naso antropomorfizzato. Il naso gli gira le spalle e se ne va. Kovalèv lo rincorre ed esce in strada. Il naso è scomparso. Kovalèv si fa accompagnare in carrozza dal capo della polizia, non lo trova, risale in vettura, si fa portare a un giornale dove vorrebbe pubblicare un annuncio. Non riesce a farlo e se ne va. Si reca dal commissario del quartiere. Non ne cava nulla anche là. Rincasa, è il tramonto. Mentre riflette, sopraggiunge trafelato un funzionario di polizia, gli porge il naso. L’hanno ritrovato! Sì, ma Kovalèv non riesce a riattaccare il naso. Chiama in aiuto un medico che abita nello stesso palazzo. Anche il medico desiste. È dunque impossibile riattaccare il benedetto naso? Il giorno dopo, Kovalèv scrive una lettera all’ufficialessa che riteneva fosse la responsabile della sparizione del naso. Le chiede di metterlo in grado di riattaccarlo… Intanto, la notizia del naso si è diffusa per l’intera città di San Pietroburgo. Siamo ormai arrivati al 7 aprile e riuscirà mai il nostro Kovalèv a rivedere in uno specchio il proprio organo dell’olfatto?

Il naso

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